I passatempi della quarantena: dalla peste del Decameron al Coronavirus.

"Forza Wuhan!" - immagine da Wechat
Il Coronavirus che sta paralizzando la Cina e terrorizzando il mondo intero compreso anche il nostro Paese, è l’ennesima manifestazione di paure umane che da sempre vanno ben oltre la scienza e sconfinano spesso in fatti sociali e psicologici oltre che simbolici. Tutto ad un tratto, vengono riesumati termini letterari stile "Decameron" o "Promessi Sposi" nelle loro pagine più terribili, quando l’Europa era minacciata dalla peste nera e la letteratura ne ripuliva gli effetti devastanti creando storie appassionanti e significative.
Termini che l’Occidente aveva dimenticato da tempo, come  morbo, virus, contagio, quarantena ora si sentono in tv, sui giornali, all’aperitivo con gli amici. In questo periodo caratterizzato da paura, disinformazione, discriminazione (ahimè) e dal "si salvi chi può" continua a vincere, tuttavia, l'istinto di sopravvivenza che porta le persone a reagire allo stato di allerta in cui si trovano per la paura da contagio. Ed ecco che la quarantena forzata risveglia anche quel lato resiliente e fantasioso nelle persone costrette alla reclusione, che si inventano nuovi passatempi passando da un atteggiamento stile "mors tua vita mea" dettato dalla paura a un più attivo "aiutati che il ciel ti aiuta"!

John William Waterhouse, A Tale from the Decameron
1349-1353 circa, Firenze. Boccaccio scrive "Il Decameron". Un gruppo di giovani, sette ragazze e tre ragazzi si incontrano a Firenze, nella chiesa di Santa Maria Novella, mentre la città è paralizzata dalla terribile peste del ’48. Incoraggiati da Pampinea, ragazza intelligente e sveglia, abbandonano Firenze per difendersi dalla malattia e per dimenticare un po' la sofferenza. I dieci ragazzi si trasferiscono in campagna e stanno chiusi in casa per 10 giorni, in quarantena. Alla domanda "Come passiamo il tempo?", Pampinea suggerisce al gruppo di raccontarsi ogni giorno delle novelle, cioè storie nuove e belle per tenere lontano ogni cattivo pensiero e ogni cattiva notizia dall'esterno. Nell'attesa che la strage finisca, si raccontano storie per ricrearsi e ricreare umanità.

immagine da Wechat
2019-2020, Cina. Per evitare il contagio da Coronavirus, il governo cinese ha messo intere città in quarantena, proprio come nel Medioevo, con la grande differenza che la Firenze di Boccaccio contava poche migliaia di abitanti terrorizzati, mentre Wuhan, cuore dell'epidemia, raggruppa qualcosa come 11 milioni di persone. Milioni di persone costrette alla reclusione quindi, che passano il loro tempo in casa, giorno dopo giorno costrette ad affrontare il tedium e la noia chiedendosi, quasi come i giovani di Boccaccio-memoria: "E ora, come passiamo il tempo?". Se l'attivismo dei ragazzi del Decameron si è snocciolato nella narrazione fantastica di storie e leggende, nel nostro secolo la distrazione più collettiva e protagonista che esista è sicuramente quella che viene dall'Internet e dai social. I social cinesi più famosi come Wechat e Weibo, infatti diventano così lo strumento per eccellenza più attivo in cui la creatività delle persone si esprime in tutta la sua energia e voglia di alleggerire un fardello altrimenti troppo pesante da sopportare. Il risultato è una carrellata di genialità e fantasia nella creazione di passatempi divertenti e freschi che uniscono milioni di persone in uno story telling virtuale ma così potente da diventare vita vera.

Ed ecco, quindi, cosa gira in questi tempi sui social cinesi: macchinine telecomandate per fare la spesa o ritirare pacchi, feste su Wechat, la scuola su Internet, lezioni private agli animali domestici, cene di gruppo on line, feed coreografico della home di Wechat, viaggi immaginari tra le mura domestiche. Qui di seguito alcuni esempi di quando la fantasia supera la paura.
Non è un caso, infatti, che in cinese la parola crisi si scriva con i caratteri 危机 (wei ji) che significano uno pericolo 危 e l'altro opportunità 机.







Marta Vanzaghi in collaborazione con gli studenti cinesi del Progetto Marco Polo Turandot.













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