Italiano, mon amour

particolare del Cupido nella Primavera del Botticelli

«Quando un signore dietro di me vorrebbe passare sul marciapiede, sento la lieve impazienza con cui mi domanda: permesso? Non riesco a rispondere. Non sono capace di avere nessun dialogo. Ascolto. Quello che sento, nei negozi, nei ristoranti, desta una reazione istantanea, intensa, paradossale. L’italiano sembra già dentro di me e, al tempo stesso, del tutto esterno. Non sembra una lingua straniera, benché io sappia che lo è. Sembra, per quanto possa apparire strano, familiare. Riconosco qualche cosa, nonostante non capisca nulla. Cosa riconosco? È bella, certo, ma non c’entra la bellezza. Sembra una lingua con cui devo avere una relazione. Sembra una persona che incontro un giorno per caso, con cui sento subito un legame, un affetto. […] Sento una connessione insieme a un distacco. Una vicinanza insieme a una lontana. Quel che provo è qualcosa di fisico, di inspiegabile. Suscita una smania indiscreta, assurda. Una tensione squisita. Un colpo di fulmine.»

Jhumpa Lahiri, In altre parole, Guanda Editore, 2015, pp. 22 – 23.


Così Jhumpa Lahiri, scrittrice statunitense di origine indiana, definisce il suo primo incontro con la lingua italiana. Per lei è stato amore a primo udito. Partendo proprio dal capitolo da cui è estratto il breve testo di cui sopra, abbiamo chiesto ai nostri studenti di raccontarci il loro primo incontro con l’italiano. Questi i loro ricordi. Buona lettura.







Testi a cura di:
Erica, Kuang Junxian
Silvia, Tang Jia
Celeste, Zhang Jie

Classe 5

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